Di Federica Conte

Il colore nero ci accompagna e perseguita in molte scelte stilistiche.
Nel corso del tempo il colore nero acquisisce valore, simbolico e non, diventando un colore alla moda. Quando alla fine del XIV secolo si ottengono i primi neri più intensi in ambito tessile, inizia a diffondersi rapidamente. I materiali utilizzati per le tinte nere erano in genere radici o frutti di ontano, quercia o castagno che davano intensità al colore.
Nelle arti figurative del Medioevo il diavolo viene dipinto molto spesso di nero, ed è così che nasce lo stigma negativo del colore, associato alla magia chiamata giustappunto nera.
Alla fine dell’epoca Carolingia il nero è simbolo di penitenza, e col feudalesimo – in particolar modo dal secolo XI in poi – prevale la considerazione negativa del nero: si ritiene che il buio faccia parte dei castighi infernali, e il nero diventa definitivamente il colore del male.
Alla metà del XII secolo il colore nero inizia a essere rivalutato con la nascita dell’araldica, nell’ambito della quale i colori utilizzati sono solo sei e tra i quali il nero indica la pelliccia di zibellino, molto ambita e commercializzata come oggetto di gran lusso. È proprio dunque grazie all’araldica che si comincia a nobilitare il nero e a sottrarlo alle connotazioni demoniache.
I primi neri perfetti entrano nella moda a partire dal 1360 rimanendo fino alla metà del XVII secolo. La richiesta di stoffe nere da parte delle classi sociali più alte si fa sempre più abbondante e i giovani eleganti tendono a farsi ritrarre con i loro abiti neri.

I primi sono gli italiani che verso la fine del XIV secolo diventano grande fonte d’ispirazione e imitazione in tutto il mondo. Il sovrano che per primo adotta sistematicamente questo colore è Filippo il Buono, duca di Borgogna, inizialmente come segno di lutto. È così che nasce il periodo del nero di corte diventando poi nero imperiale presso gli Asburgo d’Austria e di Spagna.

Raffaello Sanzio, Ritratto di Guidobaldo da Montefeltro, 1506, Firenze, Galleria degli Uffizi.

L’uomo rinascimentale esalta il nero, che diventa il colore quotidiano del gentiluomo malinconico. Ma fra il 1550 e il 1660, con l’esplosione della caccia alle streghe nel clima della Controriforma, il nero del buio e della notte viene nuovamente associato al male.
Nel 1666, con la scoperta dello spettro cromatico, il nero rimane fuori dal sistema ancora più del bianco, andando però via via perdendo i significati negativi acquisiti precedentemente, finché nel Settecento pieno di colori il nero scompare sia dai vestiti che dall’arredamento. Nel frattempo, l’ondata romantica apre le porte al ritorno del nero: il gusto del macabro, il romanzo gotico, i temi della malinconia, dell’esoterismo, del mistero, dell’oscurità saranno terreno fertile per la nobilitazione del nero.
Nell’Ottocento, agli albori dell’industrializzazione, il nero diventa il colore più familiare sia al proletariato che alla borghesia: di nero si vestono i funzionari pubblici, gli impiegati negli uffici, i professori, i medici, i magistrati, i notai, gli avvocati, i poliziotti, i personaggi del mondo della finanza, tutti coloro che hanno a che fare con potere e sapere. A cavallo fra Ottocento e Novecento, il nero ha una flessione in campo pittorico: gli impressionisti dipingono infatti all’aria aperta prediligendo i colori pastello e lasciando pochissimo spazio al nero. Di contro, con la fotografia e coi primi film in bianco e nero, l’importanza del nero viene esaltata.
Prima della Grande Guerra sono gli stilisti come il maestro della Belle Époque Jacques Doucet, oppure Paul Poiret, a riproporre il nero e a farne tendenza. Basti ricordare Coco Chanel che nel 1926 crea il suo intramontabile tubino nero. Il nero inizia a ispirare sempre di più tutti gli stilisti, i quali lo rendono protagonista della moda del XX secolo. Qualche esempio celebre: agli inizi degli anni Novanta, Jean Paul Gaultier propone una collezione invernale ispirata all’alta sartoria tradizionale degli ebrei ortodossi in cui il nero predomina assieme al bianco, con cappotti lunghi, camicie, enormi cappelli di pelliccia a ruota o a colbacco;

La collezione Rabbi Chic di Jean-Paul Gaultier.

nell’autunno 2009, Alexander McQueen presenta Twisted Fantasy, che esalta tutte le potenzialità espressive del colore nero.

Twisted Fantasy di Alexander McQueen.

Nella moda contemporanea il nero trionfa: è ormai il colore principale di moltissime collezioni, tratto distintivo di innumerevoli sottoculture, compagno fedele di molti stilisti come Yohji Yamamoto e Rei Kawakubo, che tramite questo colore hanno rivoluzionato i tagli sartoriali avvicinandosi a nuove concezioni di bellezza molto diverse da quelle a cui il mondo occidentale era abituato.
Il colore nero forse più di ogni altro riesce ad andare oltre i canoni tradizionali, eliminando le classificazioni imposte da sesso, orientamento sessuale, età, eccetera.

Unum Corpus di Federica Conte.

Federica Conte

Ritual+ è il nuovo progetto editoriale di Ritual The Club incentrato sugli aspetti culturali del mondo fetish.